Salute

Assistenza agli Anziani: Quando Scienze Sociali e Medicina Viaggiano Insieme

todaySeptember 2, 2021 123

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Circa la metà delle persone che ha più di 60 anni di età avverte una qualche difficoltà a ricordare fatti o nomi e ad usare le funzioni cerebrali nello stesso modo con cui lo faceva prima. La natura fa il suo corso e il nostro corpo invecchia.

Sembra, addirittura, che il nostro Il cervello inizi a perdere neuroni già all’età di 35/40 anni, anche se fortunatamente gli effetti di questo declino mnemonico e cognitivo si manifestano solo dopo aver raggiunto i 60/65 anni, e non in tutti gli anziani. Questo declino può essere fisiologico o patologico, ovvero parte di un normale invecchiamento o conseguenza di una patologia.

In entrambi i casi è lecito interrogarsi: è possibile mantenere le proprie funzioni cerebrali più efficienti possibili? E se sì, in quale modo? In questi anni, molti studi di neuro-scienziati sostengono come precisi modi di vivere aiutino a rallentare la perdita della rete neuronale che giornalmente si consuma nel nostro cervello, sin dall’età adulta; gli studi medico-scientifici hanno dimostrato l’efficacia di questi comportamenti sociali e stili di vita nel rallentamento del declino mentale.

In questi stessi anni, purtroppo, la ricerca scientifica farmacologica non ha dato alla luce i tanti attesi farmaci per guarire malattie cronico neuro-degenerative come Alzheimer o Parkinson. Oggi i pazienti usano farmaci definiti sintomatici, incapaci di rallentare notevolmente la progressione dei sintomi e dobbiamo ancora vedere sul campo se il recente farmaco per Alzheimer darà i frutti sperati.

In questo contesto di tipo medico-scientifico si inserisce un altro quadro, più di natura sociale e familiare: gli anziani di oggi vivono più a lungo, ma, allo stesso tempo, faticano a vivere da soli. Non sono indipendenti e hanno bisogno di aiuto. Questo aiuto, dopo un po’ di tempo, prova duramente i familiari, che arrancano nell’aiutarli a gestire le loro disabilità e difficoltà e sono combattuti tra il fare tutto da soli e il delegare l’assistenza a strutture assistenziali h24, alcune delle quali ritenute di dubbia qualità.

Così i familiari finiscono per rivolgersi a badanti, sempre più numerosi e spesso improvvisati. I familiari soffrono così intensamente che non hanno neanche l’energia per esprimere il loro dolore. In questo loro viaggio, il dover affrontare tale angoscia resta per loro un mistero esistenziale che forse solo il senso della Croce Cristiana aiuta a trovare.

Anche per un Cristiano è difficile accettare il senso della sofferenza, quando si “inizia a parlare dalla Croce, e non della Croce.” Oltre la Fede, i familiari avrebbero bisogno di tanti consigli pratici su come gestire questo periodo di vita, ma, d’altro canto, hanno pochissimo tempo a disposizione. Dubito, per esempio, che uno di loro abbia tempo per leggere questo articolo.

Invece, coloro che lo stanno leggendo, potrebbero volere aiutare amici in questa situazione e, magari, non sanno come.

A tal proposito, nel programma che conduco il martedì con la Prof. Anna Maria Tenaglia, alle 3:15 pm su Radio Maria USA Italian New York, dal titolo “SOCIAL_MENTE,” discuteremo le recenti scoperte scientifiche accanto alla letteratura di consigli pratici, utili a migliorare l’esistenza delle persone che soffrono di demenza, dei loro badanti e dei loro familiari.

Questo programma intende anche dare consigli sul come e perché mantenere determinati stili di vita capaci di rallentare il declino mnemonico-cognitivo degli anziani.

In questo programma radiofonico, come nell’accudire questi pazienti, la medicina e le scienze sociali si ritrovano a essere compagne dello stesso viaggio, producendo raccomandazioni che da anni oramai ci stanno aiutando a fare meno errori possibili in questa assistenza alla quale nessuno era stato mai preparato.

Dr. Gianni Perilli
Sociologo

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